House of Cards – Michael Kelly commenta l’uscita di Kevin Spacey

Sono passati sei mesi da quando Kevin Spacey è stato costretto a uscire dal cast di House of Cards, la serie tv politica che è stata uno dei primi grandi successi del servizio di streaming e che ha contribuito a lanciarlo cinque anni fa. Il cast e la crew sono adesso al lavoro sulla produzione della sesta e ultima stagione – senza l’attore.

Dopo che sono venute alla luce le accuse di molestie sessuali e violenza contro di lui, Netflix e lo studio Media Rights Capital hanno prima chiuso la produzione, e poi hanno annunciato che avrebbero tagliato qualsiasi legame con Kevin Spacey. Quando la produzione poi è tornata attiva a gennaio, i nuovi copioni vedevano il personaggio di Robin Wright, Claire Underwood prendere il comando dello studio ovale, insieme al capo di gabinetto Doug Stamper, interpretato da Michael Kelly. Diane Lane e Greg Kinnear si sono uniti al cast, insieme a Jayne Atkinson, Patricia Clarkson, Constance Zimmer, Derek Cecil, Campbell Scott e Boris McGiver.

Nella seguente intervista, Michael Kelly – che è stato nominato tre volte a vari premi per questo ruolo – parla per la prima volta di House of Cards senza Kevin Spacey, dicendo che “non potrebbe essere più felice” del fatto che lo show è stato in grado di riprendere la produzione e dare una fine allo show.

Come sta andando la produzione? La scorsa stagione è finita con Robin Wright che si insediava come nuovo Presidente, il che immagino metta le basi per la nuova stagione.
La crew è stata senza lavoro per molto tempo, e quando tutto è successo, tutti si stavano chiedendo “Come faremo? Come facciamo ad andare avanti?” Grazie a Dio era lei il Presidente alla fine della scorsa stagione o altrimenti ci saremmo trovati in una situazione ben peggiore. Ma tutto è andato bene, e Robin ha veramente tantissimo talento. Non voglio dire che lo fa senza sforzo perché lei si fa il cu-o, ma il modo in cui dipinge il suo personaggio è così…. tu lavori con lei, e adesso siamo io e lei insieme quando prima ero sempre con Francis Underwood. Ora tutto gira attorno a Claire, ed è stato davvero interessante. Aver passato tutti quegli anni a imparare da Kevin, e ora tutto questo tempo ho imparato da Robin, per un attore non si può proprio chiedere di più, imparare da queste due persone. Gli ultimi sei anni sono stati la lezione di recitazione migliore.

Cosa hai imparato?
Penso che non debba essere così dannatamente difficile. Sono sempre stato una persona che spinge molto, non è che ci provo meno adesso. È che non mi stresso più al riguardo. Non mi faccio più viaggi mentali, come prima, erano una tortura. Erano una tortura senza senso e aggiungeva tanta pressione al lavoro. Ho visto come loro lavoravano e non si può fare a meno di imparare da entrambi. Quindi mi preparo sempre allo stesso modo. È solo la forma mentis sul set che è un po’ diversa adesso. Penso che dipenda anche dal conoscere il personaggio e dal crescere con lo stesso personaggio da sei anni. Una combinazione di entrambi, probabilmente.

Sarà difficile per te dire addio a Stamper?
Non riesco nemmeno a immaginarlo. Sia io che Robin abbiamo chiesto di girare l’ultima scena dell’ultimo giorno perché vogliamo essere lì con il nostro personale tecnico, ma allo stesso tempo, ora che l’ho chiesto, sono un po’ in ansia. So che sarà difficile non cedere al pianto. Mio figlio, ha sei anni adesso. È nato quando abbiamo iniziato questa serie tv e ho visto tutto il personale tecnico avere figli, sono la mia seconda famiglia. Mia moglie e i miei figli sono a New York e io guido avanti e indietro da Baltimora, e io ho un appartamento là. Solo dire addio a questo capitolo della mia vita sarà dura. Dire addio al personaggio sarà dura. Non lo so. Non penso che saprò quello che succederà fino a quando non accadrà.

Come è stato tornare sul set dopo la notizia riguardo Kevin Spacey.
È un tale miscuglio di emozioni perché sono stato con quella persona ogni giorno. Quasi la maggior parte del mio lavoro, oltre alla parte con Rachel (Brosnahan),  era con Kevin. Tornare sugli stessi stage, alle stesse scenografie, leggermente modificati con il nuovo Presidente ovviamente, ma tornare su quei set ed all’improvviso essere con persone completamente diverse, è una sensazione strana. Non so nemmeno come descriverlo a parole perché conosci una cosa per così tanto tempo e poi all’improvviso è un mondo completamente diverso quello in cui stai vivendo. Ci sono ovviamente mille emozioni che ho attraversato, che ho cercato di comprendere durante tutta questa cosa. Non voglio parlarne troppo perché mi ha spezzato il cuore in molti modi.

Parli ancora con lui?
Non ci ho parlato, no. Tutto quello che so è quello che sento, ma non so. È dura. Passi dal parlare con qualcuno spesso al non parlarci affatto. Sto ancora cercando di capire. Non mi sono ancora fatto un’opinione e non ne ho parlato pubblicamente. Questa è la prima cosa che ho detto. Penso che sto ancora attraversando molto, cercando di capire tutta la cosa. È dura.

Cosa riserva il futuro? Quali sono i prossimi passi da fare?
Come facciamo noi com ePaese, come persone a capire cosa sia giusto per tutti, per la sicurezza e il benessere di tutte le persone, non importa chi tu sia, quale sia la tua sessualità, quale sia la tua razza? Penso che ogni tanto ci sia bisogno di fare qualche passo indietro prima di andare avanti. Non posso parlare per l’intero Paese, ma con l’odierna amministrazione, è come se stessimo vedendo che il bene trionferà, che la cosa giusta succederà. Qualche volta devi fare la cosa sbagliata per un po’ prima che accada quella giusta. La gioventù ha dimostrato con la marcia dopo la sparatoria in Florida, penso davvero che i giovani di questo Paese ci salveranno. La vecchia mentalità che si cela dietro “Make America Great Again”, era offensiva per me. Questo è il più grande Paese del mondo, dire che lo renderemo di nuovo grande, stai forse affermando che faremo tornare di moda gli anni ’50? Perché non erano grandiosi per tutti noi.

Beh, lo era per vecchi uomini bianchi.
Sono un uomo vecchio e bianco, ed era un bene per me, ma non per l’intero Paese. Penso che i giovani stiano dicendo adesso in questo Paese che siamo noi, siamo noi quello di cui abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di qualcuno che può parlare e fare gli interessi di tutti noi. È il motivo per cui vorrei lanciarmi in politica, ma non ho ancora finito di recitare.

Lo faresti veramente? Ti butteresti in politica?
Passo davvero del tempo sul Campidoglio. Faccio il lobbista per gli anziani. Faccio molto lavoro per gli anziani del Paese. È una questione che non ha colore politico. Incontro Democratici e Repubblicani ogni volta che vai lì, e quello che vedo è che le persone hanno un cuore. Per come la vedo io il problema più grande di questo Paese adesso è che Repubblicani e Democratici, votanti, senatori e membri del congresso votano la linea del partito. Certo i Democratici potrebbero portare a casa il Parlamento nel 2018, e potrebbero prendere tutto nel 2020, ma poi? I Repubblicani diranno no a qualsiasi cosa che gli viene posta davanti? Quando finirà questo ciclo?

Quindi qual è la tua soluzione?
Una delle cose a cui stavo pensando in questi anni è perché non avere un terzo partito? Diciamo, ipoteticamente, e non sto dicendo che sono io, ma perché non abbiamo qualcuno che si possa alzare e possa parlare pubblicamente, che possa andare di fronte alle persone e veicolare il messaggio che voglio quello che è meglio per tutti. Quindi se avessimo qualcuno come Bill Gates che dà dei fondi ad un candidato come Michael Kelly. Non sto dicendo che voglio farlo, ma finanziare qualcuno che abbia la personalità e che possa parlare alle persone onestamente e apertamente e che possa ascoltarle tutte e guidarle come indipendentista. Poi possono mettere delle leggi davanti a Repubblicani e Democratici che non devono per forza votare la linea del partito. Posso dire, o quella persona può dire, “Votate questa questione con il cuore.”
Siamo tutti d’accordo che i fucili di assalto siano delle brutte macchine di cui non abbiamo bisogno in questo Paese. Quindi eliminiamole. Certamente la NRA avrà sempre le mani nelle tasche di qualcuno, ma chissà. Ho chiesto a Mike Bloomberg ad una Cena dei Corrispondenti alla Casa Bianca, gli ho chiesto “Sir, si candiderebbe?” Lui mi ha risposto “Perché?” Ho detto “Perché penso che sarebbe un grande Presidente, penso he che fiscalmente sarebbe quello che molte persone a destra vogliono e socialmente quello che vogliono molte a destra e potrebbe candidarsi da vero indipendente e unire questi due lati.” Lui mi rispose. “Penso che sarei la prima persona a ricevere solo un voto.” Al che ho ribattuto “No, può farcela, farò parte del suo staff.”

Dopo così tanti anni passati ad interpretare Stamper, si può dire che ti sei fatto le ossa per questo lavoro.
Sì, ma adesso mi sto divertendo così tanto a recitare e a fare progetti come House of Cards o The Long Road Home. Sto vivendo il mio sogno, amico e non voglio rinunciare per la politica al momento. Forse un giorno.

 

Fonte

About chiara_mini

Fin da piccola si è innamorata delle serie tv con Buffy The Vampire Slayer, ha passato l'adolescenza a Tree Hill dove ha vissuto grandi amori, versato tante lacrime e si è creata una famiglia tutta sua con tanti Brothers & Sisters! Sempre a Pasadena passa le sue giornate a ridere con i nerd più fighi del pianeta parlando della teoria del Big Bang. Nel tempo libero combatte i mostri assieme ai Winchester e dà una mano a Eric a Bon Temps. Game of Thrones è la sua bibbia.

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